La Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per tre soggetti indagati nel corso del blitz che a maggio scorso ha disarticolato i clan palermitani dell’Acquasanta e dell’Arenella. In quell’occasione sono stati fermati 91 soggetti che a vario titolo avrebbero favorito gli interessi dei clan, in particolare gli inquirenti hanno fatto luce sul giro di scommesse illegali raccolte attraverso delle piattaforme estere. Due dei soggetti indagati – per i quali la Cassazione però annulla l’aggravante dell’associazione mafiosa e chiede un nuovo giudizio al Tribunale di Palermo – sono accusati anche di aver provato a truccare una corsa di trotto. Il terzo soggetto invece ha avuto un ruolo attivo nella raccolta delle scommesse illegali: gestiva infatti come prestanome di uno dei vertici del clan un internet point che era anche autorizzato alla “trasmissione dei dati di raccolta di scommesse su siti autorizzati”, ma che poi dirottava le giocate su un sito estero senza concessione. La Cassazione infatti scrive che l’uomo “aveva realizzato direttamente la raccolta di scommesse utilizzando un sito estero di società autorizzata alla raccolta di scommesse al di fuori del territorio nazionale, e quindi non soggetta al controllo fiscale da parte dell’amministrazione autonoma dei monopoli di Stato. Veniva quindi effettuata attività di raccolta delle scommesse senza il versamento della relativa imposta”. La Suprema Corte peraltro ribadisce che questa condotta integra sì il reato di esercizio abusivo di giochi e scommesse, ma non quello – ipotizzato dall’accusa – di truffa aggravata in danno della amministrazione finanziaria. Il comportamento illecito tenuto dall’uomo consiste infatti “nell’omesso versamento allo Stato dell’imposta dovuta sulla scommessa giocata”. Manca invece “l’ulteriore elemento oggettivo della induzione in errore di altri, nella specie l’amministrazione finanziaria statale” che consentirebbe di contestare anche la truffa ai danni dell’amministrazione finanziaria. lp/AGIMEG