“Mi sono immediatamente attivato dopo che venerdì scorso sono state fatte alcune operazioni di controllo sul territorio nazionale mirate a verificare la leicità dei prodotti di gioco installati all’interno dei locali pubblici, che hanno già portato ai primi sequestri. In particolare, il 29 aprile sono stati posti i sigilli ad alcune sale Lan, ovvero locali in cui sono presenti strumentazioni PC di videogaming ed eSports, a seguito di segnalazioni di una società italiana leader nel settore del gioco lecito. Proprio per la mattinata odierna ho organizzato un incontro sul tema coinvolgendo circa 13 parlamentari delle commissioni 10^ di Camera e Senato, con i coordinatori dei Comitati nazionali M5S competenti, il Comitato per la transizione digitale Luca Carabetta ed il Comitato per le politiche giovanili Vittoria Baldino e sono in contatto con il Ministro Fabiana Dadone”. E’ quanto ha detto Giorgio Fede, senatore del Movimento Cinque Stelle.
“Gli eSport non hanno ancora una legislazione adeguata. Le sale LAN non sono sale Slot, corretto assolvere a controlli conseguenti a segnalazioni ma prima di porre i sigilli a questi luoghi di socialità bisogna assicurarsi di dargli la possibilità di lavorare, semmai colmando eventuali vuoti normativi. Nelle sale LAN la presenza di videogiochi rappresenta un modo per attrarre la clientela più giovane, non per fare profitti. L’attività remunerativa è quella di somministrazione con le consumazioni dei clienti e la loro frequenza assicurata dai giochi. In merito, abbiamo ricevuto diverse segnalazioni dai nostri territori, anche dal Piceno, e abbiamo deciso di muoverci immediatamente mettendoci in contatto con la sala di Bergamo che ha ricevuto uno dei primi sequestri delle attrezzature della loro sala LAN e poi con il loro legale. Secondo l’ADM, in questi luoghi potrebbe essere venute meno il rispetto delle procedure e delle norme di legge, ma la probabilmente la verità è che il settore innovativo degli eSport non è ad oggi adeguatamente normato. Ciò premesso, raccogliendo la preoccupazione degli operatori e dei milioni di appassionati del gaming, che in Italia coinvolge a vario titolo un numero dei gamer di circa 16,7 milioni di persone, cioè il 38% della popolazione italiana compresa tra i 6 e i 64 anni, non si deve certamente criminalizzare un settore che offre migliaia di posti di lavoro e che rappresenta occasione di socialità per i nostri giovani già provati psicologicamente dalle restrizioni imposte a seguito della pandemia da Covid-19. Andremo a fondo su questa vicenda affinché sia trovata una soluzione, rapportandoci con tutte le figure che seguono il tema, dall’Agenzia dogane e monopoli ADM, agli operatori e fruitori. Domani una nostra delegazione organizzata dall’Onorevole Buffagni incontreremo anche il direttore dell’ADM – Agenzia delle dogane e dei monopoli dott. Marcello Minenna per approfondire le problematiche e lavorare alla loro soluzione”, ha concluso.
“Saremo presso l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli per chiarire quanto accaduto rispetto alla chiusura delle sale LAN per videogiochi. Il settore non deve essere criminalizzato. Nelle ultime settimane stiamo assistendo a un dibattito surreale sulla pericolosità dei videogiochi. Il gaming è un’industria: in Italia ci sono quasi 20 milioni di persone che giocano e tanti giovani imprenditori in questo ambito. Appena saputo dell’intervento dell’Agenzia delle Dogane nei confronti di qualche sala LAN ci siamo subito attivati. La cosa ha lasciato tutti stupiti, ci sono questioni da chiarire. Abbiamo fatto una riunione tecnica per valutare tutte le carte. Siamo sempre in contatto con gli operatori e con le Autorità”. E’ quanto ha affermato Luca Carabetta, deputato del Movimento Cinque Stelle.
“Le sale LAN non sono sale Slot. Ed è da verificare se siano davvero sale giochi. Dove emergesse che qualcuno vi avesse gestito gioco d’azzardo clandestino, il reato va perseguito come in qualsiasi altro luogo pubblico. Se si dovesse ravvisare un vuoto normativo, esso va colmato, ma solo dopo avere analizzato giuridicamente la natura del servizio offerto; nel frattempo a questi operatori non può essere impedito dall’oggi al domani di lavorare. Il direttore di ADM Marcello Minenna, in audizione alla Commissione di inchiesta sul gioco illegale e le disfunzioni del gioco pubblico, accennò ai cosiddetti apparecchi “comma 7” (cioè quelli che consentono, attraverso l’inserimento di monete di praticare gioco senza vincita in denaro) come macchine potenzialmente sfruttabili per il gioco d’azzardo illegale, per cui ADM aveva disposto una nuova certificazione di idoneità”. E’ quanto ha detto il Senatore del MoVimento 5 Stelle, Giovanni Endrizzi. cdn/AGIMEG