Operazione Dinastia, clan barcellonesi imponeva il pizzo anche a chi vinceva alle vlt. Cassazione annulla la custodia cautelare, è passato troppo tempo

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio l’ordinanza con cui il Tribunale di Messina aveva disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto -arrestato nel corso dell’operazione Dinastia, insieme a altre 58 persone -ritenuto affiliato al clan mafioso dei barcellonesi. Il clan secondo gli inquirenti imponeva il pagamento del pizzo a tutte le attività economiche della zona, e era arrivato a taglieggiare anche i giocatori che centravano delle vincite, alcuni collaboratori di giustizia hanno riferito che il clan aveva ad esempio preteso il pagamento di 5mila euro da un giocatore che aveva vinto 500mila euro a una vlt. Nella sentenza, la Cassazione fa riferimento a un episodio simile: un collaboratore di giustizia ha riferito che l’imputato gli aveva chiesto “di contribuire con i proventi del gioco d’azzardo al mantenimento dei detenuti”. La Cassazione ha tuttavia disposto l’annullamento con rinvio, dal momento che tutte le vicende in questione sono avvenute diversi anni prima, e il Tribunale di Messina non ha fornito motivazioni adeguate sul fatto che la custodia cautelare sia ancora necessaria. “Qualora intercorra un considerevole lasso di tempo tra l’emissione della misura e i fatti contestati in via provvisoria all’indagato, il giudice ha l’obbligo di motivare puntualmente, su impulso di parte o d’ufficio, in ordine alla rilevanza del tempo trascorso sull’esistenza e sull’attualità delle esigenze cautelari” spiega infatti la Suprema Corte. E questo vale anche nel caso in cui il soggetto è indagato per reati associativi, e “non risulti la dissociazione dal sodalizio criminale”. La questione torna quindi al Tribunale che dovrà rivalutare se sia effettivamente necessario disporre la custodia cautelare. lp/AGIMEG