Operazione Golden Game, Cassazione annulla la custodia cautelare per un indagato

La Seconda Sezione della Corte di Cassazione ha annullato la custodia cautelare in carcere disposta nei confronti di uno degli arrestati nel corso dell’operazione Golden Game, ma ha rinviato la questione al Tribunale di Napoli, per valutare nuovamente la necessità delle esigenze cautelari. In sostanza, la Cassazione mette in discussione il reato di tentata estorsione (ma per l’imputato restano in piedi gli altri capi d’accusa, ovvero l’intestazione fittizia di beni e l’illecita concorrenza con violenza e minaccia), perché l’accusa si reggeva sulle dichiarazioni fornite dal fratello di una delle vittime. Questi infatti avrebbe sostanzialmente affermato che le estorsioni erano avvenute nel 2007, e la Suprema Corte osserva che “la valenza di tale dato (…) è obiettivamente irrilevante” rispetto alla “contestazione che riguarda invece condotte estorsive realizzate nel periodo di tempo compreso tra il mese di giugno 2016 sino al mese di giugno 2017”. Respinto in toto invece il ricorso intentato da un altro indagato.

L’operazione Golden Game è scattata nel maggio 2018, la Guardia di Finanza, nell’ambito dell’operazione “Golden Game”, ha arrestato 11 soggetti tra affiliati del “Clan Belforte – Fazione di Maddaloni” e imprenditori fiancheggiatori del sodalizio, sequestrando 130 newslot. Gli inquirenti avevano accertato che da due ditte individuali di noleggio slot si stavano espandendo in maniera repentina distribuendo le macchine in decine di esercizi. Le due ditte, è emerso poi, non venivano gestite dai formali intestatari, ma erano riconducibili ai componenti di una nota famiglia di Maddaloni, collegata con il clan camorristico Belforte. La famiglia in precedenza aveva già conquistato ampie fette di mercato nel settore dei giochi, proprio grazie alla collaborazione con il clan, e era stata colpita da una serie di misure interdittive. lp/AGIMEG