Ricerca Università La Cattolica di Milano: “Aumentare le tasse del gioco non combatte la ludopatia”

Pensare di contrastare il gioco d’azzardo operando sulla leva fiscale è una pia illusione. E’ la tesi sostenuta da uno studio condotto dall’Osservatorio sui conti pubblici della Cattolica di Milano, diretto da Carlo Cottarelli. “L’attuale governo — spiega Carlo Valdes, l’economista che ha curato lo studio insieme ad Edoardo Frattola — ha aumentato la tassazione sul gioco d’azzardo con misure che hanno trovato consenso presso l’opinione pubblica. Molta gente s’è convinta che tali misure abbiano l’effetto di scoraggiare il gioco, ma non è così. Non c’è nessuna evidenza che un aumento dell’imposizione fiscale costituisca uno strumento efficace di contrasto”. Lo studio – riporta oggi La Repubblica-Affari&Finanza – nasce dal confronto tra i numeri del gioco e sottolinea come l’innalzamento delle aliquote non porta ad una diminuzione della ludopatia né alla propensione al gioco degli italiani. E l’evidenza arriva dal fatto che, nonostante l’aumento dell’imposizione fiscale di tutti i governi degli ultimi anni, dal 2006 la raccolta dei giochi è sempre cresciuta. “Con i recenti provvedimenti del governo (Decreto Dignità, Legge di Bilancio, Reddito di Cittadinanza, Quota 100 — scrivono i ricercatori — le aliquote del Preu sono state aumentate dal 19 al 21,25% per le Awp (le slot) e dal 6 al 7,5% per le Vlt (videolottery)”. E il payout minimo di legge è stato ridotto dal 70 al 68 per cento per le Awp e dall’85 all’84 per cento per le Vlt. “E il costo — spiega Carlo Valdes — sarà molto elevato perché stando ai calcoli del governo, il gettito atteso dall’aumento delle imposte sulla raccolta è di un miliardo all’anno per il prossimo triennio”. lp/AGIMEG