Sibilia (sottoser. Interno): “Presentata proposta di legge per introdurre nel nostro ordinamento una regolamentazione della diffusione e della vendita di videogiochi”

“La deputata Ascari chiede di assumere iniziative per evitare la diffusione e la vendita di giochi e videogiochi che esaltano comportamenti mafiosi e di sostegno alla criminalità organizzata, nonché per attivare un’attività di controllo dei social network al fine di rimuovere i contenuti che inneggiano alla criminalità organizzata di tipo mafioso. A tale riguardo evidenzio preliminarmente che, nel nostro ordinamento, l’articolo 414 del codice penale disciplina e punisce l’istigazione e l’apologia di reato. La pena è aumentata se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici e se l’istigazione o l’apologia riguardano delitti di terrorismo o crimini contro l’umanità. La Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla asserita incostituzionalità della predetta norma per violazione della libertà di manifestazione del pensiero, sancita dall’articolo 21 della Costituzione, ha avuto modo di evidenziare che la libertà di manifestazione del pensiero trova i suoi limiti non soltanto nella tutela del buon costume, ma anche nella necessità di proteggere altri beni di rilievo costituzionale e nell’esigenza di prevenire e far cessare turbamenti della sicurezza pubblica, la cui tutela costituisce una finalità immanente del sistema. In merito alla tematica della vendita di videogiochi evidenziata dalla deputata interrogante, è stata presentata una proposta di legge, l’atto Camera n. 1866, recante “Introduzione dell’obbligo di classificazione dei videogiochi e disposizioni concernenti la loro diffusione e vendita, per la tutela dell’integrità psico-fisica e morale dei minori”. Posto che attualmente non c’è una specifica normativa che disciplini la materia, lo scopo della predetta proposta di legge è quello di introdurre nel nostro ordinamento una regolamentazione della diffusione e della vendita di videogiochi destinati ad un pubblico adulto, al fine di tutelare i minori nell’utilizzazione degli stessi, anche attraverso il recepimento del sistema di classificazione PEGI, Pan European Game Information, nato su impulso della Commissione europea e adottato da molti Stati membri. Quanto al controllo dei social network, ai gestori dei siti Internet e delle piattaforme, nonché alla rimozione dei loro contenuti, segnalo che il decreto legislativo del 9 aprile 2003, n. 70, emanato in attuazione della direttiva europea sul commercio elettronico, la n. 2000/31/CE, non prevede per i provider né l’obbligo generale di sorveglianza ex ante, né l’obbligo di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite. La stessa normativa, tuttavia, impone ai provider di informare prontamente le autorità competenti degli illeciti rilevati e di condividere con esse ogni informazione utile a identificare l’autore della violazione; in caso di mancata collaborazione, gli stessi provider sono civilmente responsabili dei danni provocati. Sul piano dell’azione di contrasto alle tematiche a cui si riferisce la deputata interrogante, esse sono da tempo all’attenzione del Ministero dell’Interno, impegnato anche sul fronte della prevenzione delle forme di violenza esercitate in rete, nella piena consapevolezza della necessità che i minori, ma anche tutti coloro che sono chiamati a concorrere alla loro educazione, siano resi più pienamente consapevoli delle insidie che possono scaturire da un uso poco accorto della rete. Mi preme sottolineare come, in tale contesto, il Ministero dell’Interno sia costantemente impegnato con l’attività svolta dal servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, cui sono attribuiti la prevenzione ed il contrasto di ogni forma di pericolo e di violenza ai danni dei minori, perpetrati sulla rete. Prevenzione e contrasto si realizzano attraverso un attento e continuo monitoraggio, 24 ore su 24, della rete, realizzato dagli operatori del predetto servizio, che promuove anche l’uso legale e sicuro delle nuove tecnologie. A seguito della riscontrata presenza sulla rete di contenuti penalmente rilevanti, gli uffici della predetta specialità interessano l’autorità giudiziaria territorialmente competente, ai fini della loro rimozione, che, tuttavia, è condizionata all’accoglimento di una richiesta inviata alle società che gestiscono i social network, che spesso hanno la propria sede o i propri server in Stati esteri, con una normativa di riferimento meno stringente rispetto a quella italiana. Attraverso il costante monitoraggio della rete e l’approfondimento mirato delle segnalazioni ricevute, la Polizia postale e delle comunicazioni prevede anche la tempestiva creazione di specifici alert pubblicati sul sito del commissariato di pubblica sicurezza online, mediante il quale vengono fornite le informazioni sui rischi di tali pratiche e delle conseguenze, anche gravissime, che possono avere sulla salute dei ragazzi. Oltre al monitoraggio continuo della rete, la Polizia di Stato è da tempo impegnata anche nell’ideazione e nella realizzazione di specifiche campagne di sensibilizzazione orientate ai più giovani, alle famiglie e al mondo della scuola. In particolare, segnalo un’innovativa campagna di sensibilizzazione contro il disagio giovanile, denominata Progetto “Blue Box”, con l’obiettivo di sensibilizzare familiari e insegnanti a riconoscere gli eventuali segnali di malessere giovanile e di fornire indicazioni utili per un corretto utilizzo del web e dei social network. Il progetto prende il nome dalle cassette blu, come il colore istituzionale della Polizia di Stato, che sono state collocate nei luoghi frequentati dagli studenti per raccogliere segnalazioni, anche anonime, suggerimenti o richieste di aiuto da parte dei ragazzi. In tale ambito, le questure hanno organizzato una serie di eventi presso i luoghi di incontro e aggregazione giovanile o presso le scuole, allo scopo di stabilire un contatto di fiducia con i minori proprio per mettere in luce i pericoli del web e fornire consigli utili. Ricordo, inoltre, l’iniziativa denominata “Una vita da social”, campagna nazionale itinerante giunta alla sua ottava edizione. Nel corso degli anni, questa manifestazione ha interessato oltre 2 milioni di studenti, 220.000 genitori e 125.000 insegnanti, per un totale di 18.500 istituti scolastici e 350 città italiane. Altra importante iniziativa è quella denominata “In Rete con i ragazzi, una guida all’educazione digitale”, con cui la Polizia postale e delle comunicazioni intende fornire un supporto a tutte le figure di riferimento per i ragazzi nel guidare i nativi digitali verso un rapporto equilibrato con la rete, prevenendo le conseguenze negative sulla loro salute e i rischi ai quali possono trovarsi esposti. Segnalo anche l’iniziativa “Giovani ambasciatori contro il cyberbullismo”, volta a prevenire episodi di bullismo e cyberbullismo. A tale iniziativa si aggiunge il quotidiano impegno, profuso da oltre 15 anni, dagli operatori della Polizia postale e delle comunicazioni nella pianificazione di incontri con studenti, insegnanti e genitori, realizzato in tutto il territorio nazionale direttamente nelle scuole. A tale proposito, sottolineo che l’emergenza sanitaria non ha fermato tale tipologia di iniziative, anche se ha reso necessario modificare le modalità degli incontri con gli studenti e, più in generale, con l’utenza. L’attività formativa, prima organizzata in presenza, viene svolta interamente sulla rete, in linea con le misure previste per il contenimento del contagio”. E’ quanto ha detto in Aula alla Camera Carlo Sibilia, Sottosegretario di Stato per l’Interno. cdn/AGIMEG